Focus N.U. Ripalvella

 

 

 

Osservatorio sulle tariffe e sulla gestione del servizio idrico e del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in Umbria

 

Rapporto 2015-2016

Il progetto “Osservatorio sulle tariffe e sulla gestione del servizio idrico e del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in Umbria“, programma generale di intervento della Regione Umbria a favore dei cittadini, realizzato con i fondi derivanti dalle sanzioni dell’Antitrust e gestiti dal Ministero dello Sviluppo Economico, ha l’obiettivo di informare cittadini/utenti, ma anche gli stessi amministratori locali, su temi fondamentali quali il servizio idrico integrato e il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti.  I due servizi esaminati assumono un ruolo di fondamentale importanza nella qualità della vita sociale della comunità e, pur riguardando servizi e tributi tipicamente comunali, sono oggi sempre più frequentemente oggetto di interesse a livello nazionale, comunitario e mondiale, soprattutto per i risvolti ambientali e sociali naturalmente derivanti dalla organizzazione/gestione e fruizione di tali servizi.

La presente edizione dell’Osservatorio innova e rivede sostanzialmente il Rapporto “Osservatorio Tariffe e tributi Locali” delle precedenti pubblicazioni. Se, infatti, nei sette Rapporti passati, che coprono il periodo 2004-2014[1], si analizzavano gli oneri a carico dei cittadini/utenti per le seguenti tematiche: addizionale comunale Irpef, tariffe parcheggi, Imposta Municipale unica (IMU), Tassa sui rifiuti (TARI), Tassa sui Servizi Indivisibili (TASI), il Servizio Idrico Integrato (SII), gli asili nido comunali, le mense scolastiche, i trasporti scolastici e i trasporti pubblici locali; la nuova edizione circoscrive il campo di studio al servizio idrico integrato e al servizio di nettezza urbana. Nella presente edizione, contrariamente alle precedenti, l’analisi di questi servizi non si limita all’analisi del costo sostenuto dai cittadini per poterne fruire, ma anzi si estende ad aspetti di tipo qualitativo e inerenti agli equilibri economici e finanziari della gestione dei servizi.

L’obiettivo è quello di fornire un’analisi che prenda in considerazione non solo il costo del servizio per l’utente finale, come già avveniva in precedenza, ma anche elementi che fanno diretto riferimento alla qualità e alla efficienza economica-finanziaria della gestione dei due servizi.

Questa prima edizione di un lavoro così complesso mira a sperimentare una metodologia che, affinata nelle prossime edizioni, dovrebbe rinviarci un’analisi completa delle differenze territoriali relative ai servizi in questione da un punto di vista tariffario, qualitativo e di efficienza gestionale.

Il servizio di Nettezza Urbana in Umbria.

I costi sostenuti dai Comuni e la spesa annua di una utenza domestica per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti

di Meri Ripalvella

Il FOCUS di oggi riguarda i costi sostenuti dai Comuni e la spesa annua di una utenza domestica per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti e rappresenta un’anticipazione dei risultati contenuti in “Osservatorio sulle tariffe e sulla gestione del servizio idrico e del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in Umbria. Rapporto 2015-2016” che uscirà entro il mese luglio.

 

Anni di riferimento: 2015 – 2016

Fonte dati: Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF);

Autorità Umbra per i Rifiuti e le Risorse Idriche (AURI);

Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale dell’ Umbria (ARPA Umbria).

 

Variabili analizzate: produzione di rifiuti urbani e raccolta differenziata; costi sostenuti dalle amministrazioni comunali per il servizio di nettezza urbana (raccolta e smaltimento); coefficienti TARI (di parte fissa e variabile) applicati alle utenze domestiche; spesa annua di una famiglia tipo per il servizio di nettezza urbana.

 

I gestori del servizio di Nettezza Urbana

La Regione Umbria, con legge regionale n.11/2013 “Norme di organizzazione territoriale del servizio idrico integrato e del servizio di gestione integrata dei rifiuti – Soppressione degli Ambiti territoriali integrati“, ha individuato nell’intera regione l’ambito territoriale ottimale per l’organizzazione del servizio idrico e di gestione dei rifiuti, conseguentemente, ha disposto la soppressione dei 4 Ambiti Territoriali Integrati (ATI) preesistenti, conferendone le funzioni ad un unico soggetto regionale: l’Autorità Umbra per i Rifiuti e le Risorse Idriche (AURI).

La scelta regionale va nella direzione della semplificazione e riorganizzazione, con gli obiettivi di ridurre i costi di funzionamento a vantaggio del contenimento delle tariffe e di intraprendere il percorso necessario per giungere a gestioni uniche dei settori acqua e rifiuti: la costituzione di un’unica struttura regionale, difatti, dovrebbe garantire maggiori economie di scala e, contemporaneamente, rendere omogenee le tariffe nonché l’efficienza del servizio.

L’iter  attuativo della legge regionale in questione è, da subito, apparso piuttosto complicato e ha richiesto tempi più lunghi di quelli previsti originariamente dal legislatore regionale: di fatti, l’AURI, istituita formalmente il 23 ottobre 2015, è divenuta pienamente operativa solamente nell’aprile del 2017. L’ Autorità umbra, nel corso del suo primo anno di vita, si è dotata di un assetto organizzativo che prevede 4  presidi territoriali ed ha individuato dei sub-ambiti che corrispondono ai territori degli ex ATI umbri.

Oltre alla costituzione dell’AURI, la legge regionale n. 11/2013 aveva altri due obiettivi: il Piano Regionale d’Ambito a fronte dei 4 che prima regolavano il settore e, in prospettiva, il gestore unico. Se il primo sembra essere in fase di ultimazione, il percorso per giungere ad una gestione unica regionale del ciclo dei rifiuti non è che ai primi passi, anche in tal caso, dunque, sarà necessario attendere per poter verificare le trasformazioni che la recente disposizione regionale apporterà nel settore dei rifiuti. Ad oggi, il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in Umbria si caratterizza per la presenza di un nuovo ambito territoriale ottimale, coincidente con tutto il territorio regionale (AURI), cui non corrisponde ancora un unico gestore ma quelli precedentemente incaricati dai soppressi ATI. Se per il servizio idrico integrato insistono in Umbria 3 gestori, la situazione è ben più complessa per il servizio di nettezza urbana dove ad operare sono ben oltre 10 gestori (fig. 1).

 

La raccolta urbana e differenziata

Nel 2016, la produzione di rifiuti urbani pro-capite in Umbria è pari a 496 kg per abitante, in lievissimo aumento rispetto all’anno precedente (494 kg/ab.).

Dall’analisi per classe dimensionale, si evince che la produzione di rifiuti urbani cresce al crescere della dimensione del comune, unica eccezione i comuni con popolazione compresa tra 20.000 e 100.000 abitanti per i quali si osservano valori pro-capite superiori a quelli rilevati nei comuni più grandi (vale a dire nei due capoluoghi di provincia; graf.1). Rispetto al 2015, la produzione di rifiuti urbani subisce una contrazione nei comuni fino a 20.000 abitanti mentre cresce nei comuni più grandi (sopra i 20.000 abitanti). L’esame dei valori pro-capite della raccolta urbana per gestore unico di ambito (graf. 2), mostra un dato più contenuto nell’ATI 4, gestito dalla RTI tra ASM Terni e Cosp Tecno Service (RTI da ora in poi), seguono gli ambiti 1 e 2 (in attesa di gara per affidamento della gestione del servizio, il primo, e gestito da GEST, il secondo); da ultimo l’ATI 3, servito da Valle Umbra Servizi, che con i suoi 543 Kg/ab supera il valore minimo dell’ambito ternano di circa 70 kg/ab. Rispetto al 2015, si contrae la produzione di rifiuti urbani pro-capite nei comuni senza gestore unico e in quelli serviti da RTI (-4 kg/ab e -17Kg/ab, rispettivamente) mentre cresce in tutti gli altri, soprattutto in quelli gestiti da GEST (14Kg/ab contro i + 9kg/ab di VUS).

Per quel che concerne la raccolta differenziata, c’è innanzitutto da dire che in Umbria, nel 2016, la percentuale di raccolta differenziata, pari a 57,7%, sembra ancora piuttosto lontana dall’obiettivo del 65% previsto per il 2017; sono solo 44 i comuni umbri che raggiungono tale target (erano solo 9 nel 2015). Il campo di oscillazione delle performance comunali è veramente molto ampio: si va, infatti, dai valori minimi di Sellano (5,9%; Poggiodomo addirittura, nel 2016, non effettua raccolta differenziata) e Monteleone di Spoleto (9%) ai valori massimi di Attigliano (81%) e Bettona (87%).

Se analizziamo la performance, in termini di percentuale di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti solidi urbani, in base alla dimensione comunale (graf. 1), si evince come siano i comuni con una popolazione tra 7.500 e 20.000  abitanti quelli che, con una percentuale di raccolta differenziata pari al 61, 3%, più si avvicinano al traguardo del 65% previsto per il 2017.

Rispetto al 2015, si osservano incrementi dell’indicatore maggiori nei comuni più piccoli dell’Umbria (+ 17 punti percentuali nei comuni fino a 2.500 abitanti e +10 p.p. in quelli della classe immediatamente successiva) che recuperano in tal modo il gap che li vedeva sfavoriti negli anni precedenti.

Per quel che attiene, infine, la distribuzione delle percentuali di raccolta differenziata per gestore unico del servizio (graf. 2), emerge una maggiore difficoltà alla pratica della differenziazione nei comuni gestiti da VUS (mediamente la percentuale di raccolta differenziata è del 50%). Mentre l’ATI 2, servito da GEST, si conferma come l’ambito con  percentuale di raccolta differenziata più elevata (62,9%), seguono i comuni dove opera la RTI che, invece, si caratterizzano per il più elevato incremento di raccolta differenziata tra il 2015 e il 2016 (mediamente ben +16,7 punti percentuali contro i più contenuti incrementi degli altri ambiti che oscillano tra i 3 e i 5 punti percentuali).

 

I costi del servizio di Nettezza Urbana

In questo paragrafo, si effettuerà un’analisi dei costi sostenuti dalle amministrazioni comunali umbre per il servizio di nettezza urbana (intesa come sommatoria delle attività di raccolta, trasporto, trattamento e smaltimento del rifiuto urbano).

In un primo momento, si esamineranno i valori pro-capite e la composizione percentuale dei costi totali del servizio (graf. 3 e 4); in modo da poter individuare quale è la voce di costo più incisiva, tra quelle che compongono la spesa totale del Comune (composta dai costi per la raccolta indifferenziata, dai costi per il ciclo della raccolta differenziata, dai costi comuni e dai costi di capitale). Successivamente, si esamineranno, nello specifico, le voci di costo che costituiscono il costo totale per la raccolta indifferenziata (dato dai costi per lo spazzamento e lavaggio strade, da quelli derivanti dalla raccolta e dal trasporto del RND e dai costi per il trattamento e lo smaltimento; graf. 5 e 6) e quelle che, invece, attengono al ciclo integrato della raccolta differenziata (costi per la raccolta e costi per il trattamento e il riciclo della RD; graf. 7 e 8).

Nel 2016, il valore pro-capite del costo totale per il servizio di nettezza urbana, in Umbria, ammonta a circa 190€; il costo per abitante assume valori più elevati nei comuni gestiti dalla RTI e da GEST (circa 200€/ abitante), e più contenuti negli ambiti 1 e 3 (158€/ab e 167€/ab., rispettivamente (graf. 3). Se, invece, consideriamo le dimensioni comunali, osserviamo valori pro-capite massimi nei due capoluoghi di provincia (219€/ab.) e minimi nei comuni piccoli (con popolazione compresa tra 2.500 e 7.500 unità): il gap non è affatto trascurabile e ammonta a 51 euro per abitante. In tutte le altre classi dimensionali, il costo per abitante del servizio di NU ammonta a 176€ (graf. 4).

Di estremo interesse è conoscere la composizione percentuale di tali costi totali, questo, infatti, ci permette di verificare quali componenti incidano maggiormente sull’onere sostenuto dalle amministrazioni comunali per il servizio di nettezza urbana.

Se a livello medio regionale i costi relativi alla raccolta indifferenziata, a quella differenziata e quelli comuni ad entrambe si equivalgono, pesando per circa il 30% sul totale dei costi sostenuti per il servizio, le cose cambiano, quando si vanno a considerare le composizioni percentuali per gestore unico del servizio ovvero per classe dimensionale dei comuni.

La ripartizione dell’onere totale per il servizio di nettezza urbana è del tutto simile nei comuni in attesa di designazione di un gestore unico e in quelli serviti dalla RTI ternana, dove a incidere maggiormente (per oltre il 45%) sono i costi derivanti dalla gestione dei rifiuti indifferenziati, subito seguiti da quelli attribuibili all’intero ciclo della raccolta differenziata (per oltre il 30%). I municipi, gestiti da Valle Umbra Servizi, invece, mostrano una pressoché equa distribuzione tra i costi per la raccolta indifferenziata, quelli per la raccolta differenziata e quelli comuni ad entrambe (graf. 3). L’ambito servito da GEST, invece, si caratterizza per una bassa incidenza dei costi della raccolta indifferenziata ed un’elevata quota di risorse destinate ai costi comuni. In ogni caso, la parte dei costi totali destinata a cosi di capitale è minima (non supera il 5% in nessun caso).

 

 

La composizione percentuale dei costi totali del servizio di NU appare ancora più variegata se consideriamo le dimensioni comunali dei municipi umbri (graf. 4), volendo sintetizzare, si osserva:

  • una maggiore incidenza dei costi per i rifiuti indifferenziati nei comuni piccolissimi (fino a 2.500 abitanti) e in quelli con popolazione compresa tra 20mila e 100mila unità (la quota di risorse destinata alla raccolta indifferenziata supera il 40%). La quota di questa categoria di costi è, invece, minima nei due capoluoghi di provincia e nei comuni medi (7.500-20.000 abitanti);
  • gli oneri per l’intero ciclo della raccolta differenziata superano il 40% delle risorse totali destinate al servizio nei comuni grandi (20.000 -100.00 abitanti) mentre risultano più contenuti nei due capoluoghi di provincia dove assorbono poco più del 20% della spesa totale;
  • i costi comuni, quelli non attribuibili direttamente alla raccolta differenziata o a quella indifferenziata, assorbono oltre il 40% delle risorse spese per l’intero servizio nei comuni con oltre 100.000 abitanti e il 37% in quelli con popolazione compresa tra 7.500 e 20.000 abitanti (entrambe le classi dimensionali si caratterizzano per una bassa incidenza dei costi della RI). Nei comuni grandi (20.000 -100.00 abitanti), invece, la parte dei costi comuni assorbe il più contenuto 17% della intera spesa comunale per il servizio di NU;
  • i costi del capitale impegnano ovunque una piccola parte della spesa totale per il servizio: le maggiori incidenze non superano, difatti, il 6% e si rilevano nei comuni più grandi e in quelli più piccoli della nostra Regione.

 

 

Passiamo ora ad esaminare le voci che compongono la macro-voce di costo relativa alla raccolta indifferenziata e, cioè, i costi per lo spazzamento ed il lavaggio stradale, quelli per la raccolta ed il trasporto dei rifiuti non differenziati e quelli per il, successivo, trattamento e smaltimento.

Il valore pro-capite medio dei costi per la raccolta indifferenziata ammonta, nel 2016, a 63 euro per abitante: si va dai 40€/ab. dei comuni serviti da GEST ai 97€/ab. di quelli gestiti dalla RTI (sul valore pro-capite incide notevolmente l’elevato costo per abitante attribuibile al trattamento e allo smaltimento dei rifiuti; graf. 5); dai 48€ pro-capite dei comuni con popolazione compresa tra 7.500 e 20.000 abitanti ai 72€/ab. dei municipi grandi (20.000-100.000 abitanti) anche essi caratterizzati da un elevato costo pro-capite delle fasi di trattamento e smaltimento; graf. 3,4, 5 e 6).

Per quel che riguarda, invece, la ripartizione delle risorse della raccolta indifferenziata tra le varie voci di costo che la riguardano, si rileva una incidenza di circa il 50% dei costi dovuti al trattamento e allo smaltimento dei RI nei comuni dell’ambito 1 (in attesa di designazione del gestore unico) e anche in quelli gestiti da VUS e dalla RTI ternana; i costi per la raccolta e il trasporto assorbono oltre il 30% delle risorse destinate al trattamento dei RI nell’ambito 1 dove, invece, è minima la quota destinata allo spazzamento ed al lavaggio delle strade che, invece, impegna ben il 40%, delle risorse destinate alla RI, nei comuni serviti da GEST. Gli altri costi, categoria residuale, sono pressoché ininfluenti, eccezion fatta per i comuni serviti da GEST (graf. 5).

 

La composizione dei costi della raccolta indifferenziata appare più uniforme quando si procede all’analisi per dimensione comunale (graf. 6): in ogni caso, infatti, i costi di spazzamento e lavaggio stradale assorbono circa il 30% del totale speso per la raccolta indifferenziata; la raccolta e il trasporto, invece, incidono per un minimo del 18% nei due capoluoghi di provincia, ed un massimo del 29% riscontrato nei comuni piccolissimi. Ai costi per il trattamento e lo smaltimento si assegnano la maggior parte delle risorse spese per la gestione dei rifiuti non differenziati: le quote sembrano crescere al crescere delle dimensioni comunali, passando dal 36% dei comuni piccolissimi (fino a 2.500 ab.) al 47% dei comuni con oltre 100.000 abitanti; graf. 6).

Per finire, l’analisi delle categorie di costo che compongono la macro-voce relativa al ciclo della raccolta differenziata e, cioè, i costi per la raccolta e quelli per il trattamento e il riciclo dei rifiuti differenziati. Il valore pro-capite medio dei costi per la raccolta differenziata ammonta, nel 2016, a 60 euro per abitante (63€/ab. ricordiamo essere il valore pro-capite per la RI): si va dai 51€/ab. dei comuni dell’ambito 1, in attesa di gara per la designazione del gestore unico, ai 65€/ab. di quelli gestiti dalla GEST che, aveva valori pro-capite più bassi per la RI; dai 53€ pro-capite dei comuni più piccoli ai 72€/ab. dei municipi grandi (20.000-100.000 abitanti) che mostravano anologo valore pro-capite per la raccolta indifferenziata (graf. 3 e 4).

La ripartizione delle risorse della raccolta differenziata tra le varie voci di costo che la riguardano, mostra una netta prevalenza dei costi dovuti alla raccolta differenziata. Indipendentemente dalla classe dimensionale e dal gestore unico del servizio, tali costi assorbono oltre l’80% del totale speso per il ciclo della RD con picchi massimi rilevabili nei comuni dell’ATI 1 e nei comuni più piccoli e più grandi dell’Umbria: in ognuno di questi casi, la quota di risorse destinate alla raccolta del rifiuto differenziato supera il 90% (graf. 7 e 8).

 

 

Tariffe utenze domestiche e spesa annua famiglia tipo

La TARI (TAssa sui RIfiuti) destinata a finanziare i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, si compone di una parte fissa ed una variabile: la prima, è determinata considerando le componenti del costo del servizio di igiene urbana (investimenti e relativi ammortamenti, spazzamento strade ecc.), mentre la seconda va a coprire i costi del servizio integrato dei rifiuti (raccolta, trasporto, trattamento, riciclo, smaltimento) ed è rapportata alla quantità di rifiuti presumibilmente prodotti dal componente o dai componenti del nucleo familiare.

Il tributo è corrisposto in base a tariffa riferita all’anno solare e commisurata tenendo conto dei criteri determinati dal “metodo normalizzato” di cui al D.P.R. n. 158 del 1999. In alternativa a tale metodo, il comune, nel rispetto del principio comunitario “chi inquina paga”, può ripartire i costi tenendo conto delle quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie in relazione agli usi e alla tipologia delle attività svolte nonché al costo del servizio sui rifiuti.

Le tariffe della TARI devono assicurare, in ogni caso, la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Esse sono determinate con delibera del Consiglio comunale sulla base dei costi individuati e classificati nel piano finanziario, redatto dal soggetto che gestisce il servizio e approvato dallo stesso Consiglio.

La metodologia tariffaria si articola, in particolare, nelle seguenti fasi fondamentali:     individuazione e classificazione dei costi del servizio;

  • suddivisione dei costi tra fissi e variabili;
  • ripartizione dei costi fissi e variabili in quote imputabili alle utenze domestiche e alle utenze non domestiche;
  • calcolo delle voci tariffarie, fisse e variabili, da attribuire alle singole categorie di utenza, in base alle formule e ai coefficienti indicati dal metodo.

In questa sezione del lavoro si esamineranno i coefficienti (di parte variabile e fissa) della TARI applicati alle utenze domestiche dai comuni umbri. Per effettuare al meglio confronti tra i vari municipi umbri, si calcolerà la spesa annua sostenuta per il servizio di nettezza urbana da una utenza domestica, effettuando una simulazione su un’ipotetica famiglia tipo. Prima di procedere con l’esame della spesa annua per il servizio di nettezza urbana, realizzeremo una sintetica analisi che ci aiuterà a capire come le amministrazioni comunali umbre ripartiscano i costi totali del servizio tra utenze domestiche e non domestiche (graf. 9 a/b) e  tra costi fissi e costi variabili (graf. 10 a/b).

Per quanto riguarda la ripartizione del costo totale del servizio tra utenze domestiche e utenze non domestiche, il grafico 9 riporta anche un’ulteriore informazione: la reale distribuzione delle utenze tra domestiche e non domestiche. In Umbria, la percentuale delle utenze domestiche del servizio di nettezza urbana è pari all’88% (12% sono, quindi, le non domestiche) e la quota parte del costo totale del servizio che queste sono chiamate a sostenere ammonta al 72% (28%, quindi, ricade sulle utenze non domestiche). Il gap, tra composizione percentuale delle utenze e quota del costo totale del servizio che queste sono chiamate a sostenere, aumenta all’aumentare della dimensione comunale e non mostra una particolare correlazione con la composizione percentuale delle utenze stesse: i comuni capoluogo di provincia, ad esempio, mostrano il più elevato differenziale tra peso delle utenze domestiche e quota parte del costo che queste sono chiamate a sostenere (ben 44 punti percentuali) ma il peso delle utenze domestiche, pari a 88%, è superiore solo a quello osservato nei comuni con una popolazione compresa tra i 20.000 e i 100.000 abitanti (graf. 9a).

La discrepanza, tra il peso delle utenze domestiche sul totale delle utenze e la quota dei costi totali del servizio che queste devono coprire, è massima nell’ATI 2 (ben 23 p.p.) e minima nell’ambito ternano (4 p.p.), dove la ripartizione dei costi tra le diverse categorie di utenti sembra ricalcare la struttura delle utenze stesse (graf. 9b).

 

Per quanto riguarda, invece, la ripartizione dei costi totali del servizio di Nettezza Urbana tra costi fissi e costi variabili, lo scenario medio regionale vede prevalere i primi sui secondi di ben 10 punti percentuali (graf. 10); se nei comuni di minori dimensioni, fino a 20.000 abitanti, le percentuali tra le due categorie di costo sono piuttosto simili, nei comuni più grandi, la percentuale dei costi totali attribuibile ai costi fissi è il doppio (o quasi) di quella riconducibile ai costi variabili (graf. 10a).

L’analisi della ripartizione dei costi totali per il servizio di nettezza urbana, effettuata per ambiti territoriali integrati, mostra una pressoché equivalenza tra costi fissi e variabili negli ATI 3 e 4 (nell’ambito folignate, addirittura, è superiore, seppur di poco, la quota attribuita ai costi variabili) e una maggiore quota assegnata ai costi fissi negli altri ambiti: tale prevalenza è massima nell’ATI 2 (il gap è di ben 38 p.p.) e più contenuta nell’ambito 1 (graf. 10b).

 

Dall’analisi dei coefficienti TARI di parte fissa per classe dimensionale dei comuni umbri (tab. 1a), emerge immediatamente come questi tendano a crescere all’aumentare del numero di componenti del nucleo familiare, indipendentemente dalla dimensione del comune; il rincaro è maggiore quando si passa da un single ad una famiglia composta da 2 persone, mentre diminuisce, poi, per le famiglie più numerose. I comuni più piccoli (con meno di 7.500 abitanti) sono quelli meno onerosi per tutte le tipologie familiari considerate, mentre i due capoluoghi di provincia sono i comuni più esosi; da notare che i municipi con una popolazione compresa tra 7.500 e 20.000 abitanti mostrano coefficienti più elevati di quelli deliberati dai comuni della classe dimensionale seguente.

Anche i coefficienti di parte variabile, proprio per costruzione, crescono all’aumentare del numero dei componenti del nucleo familiare, indipendentemente dalla classe dimensionale del comune; per tutte le composizioni familiari, i comuni con meno di 2.500 abitanti sono i più onerosi, mentre ad applicare coefficienti più contenuti sono i due capoluoghi di provincia. Vale a dire che, i comuni più cari nella parte fissa sono quelli meno cari nella parte variabile e viceversa (tab. 1b).

Rispetto al 2015, i coefficienti di parte fissa subiscono una contrazione in tutti i comuni umbri, fanno eccezione quelli con una popolazione compresa tra i 2.500 e i 7.500; le riduzioni sono più elevate nei comuni piccolissimi e in quelli grandi (20.000-100.000 abitanti). I coefficienti di parte variabile si contraggono ovunque, le riduzioni sono superiori nei comuni con popolazione compresa tra 2.500 e 7.500 abitanti, seguiti dai due capoluoghi di provincia e dai comuni più piccoli (tab.1b).

 

Tab. 1a- Coefficienti TARI di PARTE FISSA applicati alle utenze domestiche: valore medio per classe dimensionale del comune. Valori in euro correnti e variazioni percentuali (2015,2016)

classe dimensionale comune 1 comp 2 comp 3 comp 4 comp 5 comp 6 comp 1 comp 2 comp 3 comp 4 comp 5 comp 6 comp
 fino 2.500 0,85 0,97 1,09 1,16 1,24 1,28 -5,2 -4,6 -4,6 -4,7 -4,6 -4,6
 2.500-7.500 0,88 0,98 1,08 1,16 1,23 1,28 2,4 2,3 2,2 2,3 2,3 2,3
7.500-20.000 1,06 1,15 1,24 1,33 1,40 1,48 -0,4 -0,5 -0,4 -0,6 -1,1 -0,6
20.000-100.000 0,92 1,00 1,09 1,17 1,25 1,31 -4,8 -4,8 -4,8 -4,8 -4,8 -4,8
oltre 100.000 1,39 1,52 1,65 1,78 1,89 1,99 -3,1 -2,9 -3,0 -2,8 -3,0 -2,9
Media 2016 0,91 1,02 1,12 1,20 1,28 1,33 -1,9 -1,7 -1,8 -1,8 -1,9 -1,8

Fonte: elaborazioni dell’autore su dati MEF

 

Tab. 1b- Coefficienti TARI di PARTE VARIABILE applicati alle utenze domestiche: valore medio per classe dimensionale del comune. Valori in euro correnti e variazioni percentuali (2015,2016)

classe dimensionale comune 1 comp 2 comp 3 comp 4 comp 5 comp 6 comp 1 comp 2 comp 3 comp 4 comp 5 comp 6 comp
 fino 2.500 63,33 118,72 143,26 172,14 220,51 257,35 -5,5 -6,7 -6,7 -6,8 -6,6 -6,8
 2.500-7.500 54,07 107,23 131,65 161,67 202,74 235,70 -11,3 -10,4 -11,0 -9,8 -9,6 -10,2
7.500-20.000 53,48 107,77 132,26 162,01 207,12 241,61 -2,5 -2,5 -2,8 -2,6 -2,6 -2,6
20.000-100.000 58,95 108,92 129,05 149,71 189,20 219,14 -0,4 -0,5 0,2 0,0 -0,2 -0,3
oltre 100.000 32,45 97,29 116,15 135,01 165,50 188,97 -7,1 -8,1 -7,8 -7,6 -7,3 -7,2
Media  2016 57,53 111,71 135,60 163,87 207,97 242,12 -6,5 -6,7 -7,0 -6,6 -6,5 -6,7

Fonte: elaborazioni dell’autore su dati MEF

L’esame dei coefficienti TARI per gestore unico del servizio di NU (tab. 2 a/b), mostra tariffe di parte fissa meno onerose nei comuni gestiti da VUS, l’ATI 2, servito da GEST, invece, è quello con coefficienti di parte fissa più elevati.

Proprio come osservato nell’analisi dei coefficienti TARI per classe dimensionale del comune, anche in questo caso, ai comuni con più elevati valori della parte fissa si associano costi più contenuti della parte variabile e, infatti, per tutte le tipologie familiari, l’ATI 2, servita da GEST, risulta la meno onerosa; l’ambito ternano, gestito dalla RTI, invece, è quello con valori più elevati dei coefficienti di parte fissa, pur non essendo quello con valori più contenuti di parte variabile.

Rispetto al 2015, si assiste ad un incremento dei coefficienti TARI di parte fissa nei comuni dell’ATI 1 (in attesa di gara per l’affido della gestione del servizio) e in quelli che affidano a GEST la gestione del servizio: i rincari sono dell’ordine dell’1,3%, nel primo caso, e dello 0,2% nel secondo (tab. 2a). Si contraggono, invece, i coefficienti di parte fissa della TARI nell’ambito ternano e in quello folignate: le riduzioni tariffarie sono intorno al 4% ovunque (-5% per i single dell’ATI 4). Per quanto attiene, infine, i coefficienti TARI di parte variabile, si riscontra una riduzione generalizzata dei valori osservati, uniche eccezioni sono le famiglie dei single negli ambiti 1 e 3 (l’incremento, tuttavia, è decisamente contenuto e pari allo 0,4% in entrambi i casi); la maggiore diminuzione dei coefficienti di parte fissa, dell’ordine del 14%, si rileva nei comuni umbri serviti dalla RTI (tab. 2b).

 

Tab. 2a- Coefficienti TARI di PARTE FISSA applicati alle utenze domestiche: valore medio per gestore unico del servizio. Valori in euro correnti e variazioni percentuali (2015,2016)

  1 comp 2 comp 3 comp 4 comp 5 comp 6 comp 1 comp 2 comp 3 comp 4 comp 5 comp 6 comp
In attesa di gara 0,80 0,89 0,98 1,05 1,12 1,17 1,3 1,3 1,4 1,4 1,4 1,3
GEST 1,18 1,31 1,44 1,54 1,64 1,71 0,3 0,2 0,2 0,2 0,2 0,2
VUS 0,73 0,83 0,96 0,96 1,02 1,06 -3,9 -3,9 -4,0 -3,9 -4,3 -3,9
RTI 0,86 0,98 1,09 1,16 1,24 1,28 -4,7 -4,0 -4,1 -4,1 -4,1 -4,0
Media 2016 0,91 1,02 1,14 1,20 1,31 1,33 -1,9 -1,7 -1,8 -1,8 -1,9 -1,8

Fonte: elaborazioni dell’autore su dati MEF

 

Tab. 2b- Coefficienti TARI di PARTE VARIABILE applicati alle utenze domestiche: valore medio per gestore unico del servizio. Valori in euro correnti e variazioni percentuali (2015,2016)

  1 comp 2 comp 3 comp 4 comp 5 comp 6 comp 1 comp 2 comp 3 comp 4 comp 5 comp 6 comp
In attesa di gara 60,23 114,86 141,14 165,52 212,75 247,38 0,4 -0,8 -0,4 -0,5 -0,7 -0,8
GEST 41,21 80,19 97,41 118,15 146,01 169,54 -1,0 -2,2 -2,1 -2,5 -1,9 -1,9
VUS 50,93 99,81 122,48 149,84 192,90 226,38 0,4 -0,4 -0,4 -0,3 -0,6 -0,7
RTI 74,60 145,12 174,23 211,51 268,40 311,69 -14,1 -13,5 -14,2 -13,2 -13,0 -13,6
Totale 57,53 111,71 135,60 163,87 207,97 242,12 -6,5 -6,7 -7,0 -6,6 -6,5 -6,7

Fonte: elaborazioni dell’autore su dati MEF

 

A questo punto del lavoro, ricorreremo a simulazioni su ipotesi di studio volte a quantificare la spesa che annualmente il cittadino è chiamato a sostenere per il servizio di nettezza urbana; questo ci consentirà di effettuare confronti intertemporali e intercomunali più immediati di quelli possibili con l’esame dei coefficienti TARI. L’ipotesi di studio compiuta riguarda una famiglia tipo che vive in un appartamento di 100 mq e che supponiamo sia composta da 3 persone. Da tale esercizio di simulazione si ottiene un ampissimo campo di variazione della spesa annuale (graf. 11a): rispetto al valore medio regionale, che nel 2016 ammonta a 261€, vi sono comuni in cui la nostra “famiglia tipo” spende circa 154€/anno (Campello sul Clitunno) ed altri in cui la spesa supera i 400€ annui (Arrone e Montefranco, con i loro 414€/annui e 411€/annui sono i municipio umbri con spesa più elevata). Nel 2015, la spesa media regionale ammontava a 274€/anno ed il campo di variazione era ancora più ampio: dai 154€/annui di Campello sul Clitunno si arrivava ai 508€/annui di Montefranco (graf.11b).

 

 

L’analisi per dimensioni comunali della spesa della famiglia tipo ci dice che, in Umbria, i comuni più convenienti sono quelli di “grandi dimensioni” (tra 20.000 e 100.000 abitanti) mentre i più esosi sono i due capoluoghi di provincia (graf. 12). Se, invece, consideriamo la spesa della famiglia tipo per gestore unico (graf. 13), si osserva il valore minimo nei comuni dell’ambito folignate, gestito da VUS, e il valore massimo nei municipi dell’ATI 4, servita dalla RTI: il gap tra i due livelli di spesa è piuttosto consistente e ammonta, nel 2016, a 74€ all’anno; per i comuni senza gestore unico e per quelli appartenenti all’ambito 2, invece, si stima una spesa annua della famiglia tipo del tutto analoga che si colloca a metà tra il valore massimo e quello minimo.

Rispetto al 2015, la spesa media regionale della famiglia tipo si è contratta di 13€/annui (-4,6%), ma se si osservano le variazioni per classe dimensionale dei comuni, si nota che il maggiore decremento (-6% circa) è da attribuire ai comuni piccolissimi (fino 2.500 abitanti), seguiti dai municipi della classe dimensionale successiva (con popolazione compresa tra 2.500 e 7.500 abitanti) e dai due capoluoghi di provincia (-5% circa); in questo ultimo caso, in realtà, la contrazione proviene dal solo comune di Perugia che, nel corso del biennio considerato, vede ridursi la spesa della famiglia tipo del 10%, mentre, invece, a Terni si assiste ad un rincaro del 2% circa (graf. 12). Per quanto riguarda, infine, le variazioni della spesa della famiglia tipo per gestore unico del servizio (graf. 13), si osservi come il costo annuo del servizio aumenta nei soli  dell’ambito 1 (0,3%), mentre si contrae nei municipi serviti da GEST (-0,7%), VUS (-2%) e dalla RTI, in questo ultimo caso, la contrazione è decisamente più importante e dell’ordine del 10,5% .

Negli ultimi grafici (14 -16) sono riportati i valori medi, minimi e massimi della spesa annua sostenuta dalla nostra famiglia tipo per il servizio di nettezza urbana a seconda della dimensione comunale in cui si trova a vivere (graf.14) ovvero del gestore unico dell’ambito cui appartiene il Comune di residenza (graf. 15). Il grafico 16 mostra gli stessi aggregati ma considerando esclusivamente i maggiori gestori operativi del servizio di nettezza urbana.